La metamorfosi artistica di Mario Cianciotti

Il primo Cianciotti vagava per masserie fortificate, muricce sgarrupate, stazzi affazzonati, trulli affasinanti e ciddari appariscenti, respirando a pieni polmoni l’aria salubre dell’aperta campagna fora; accumulando sensazioni visive ed esprimendo sentimenti, da trasferire nei suoi quadri agresti e floreali.

Tra l’idillio naturalistico del tavoliere pugliese, l’alta Murgia del massiccio lucano ed i centri storici del meridione, lui coltivava l’arte figurativa e plastica su spessi massetti materici, con forme lineari, volumi mossi e figure suggestive, suscitando il favore del pubblico e l’interesse della critica.

Il punto luce del quadro, il pezzo forte del soggetto, il messaggio potente di tutta la composizione consisteva sempre nel rispetto delle antiche tradizioni, nella difesa degli usi e costumi rustici, nell’osservanza della civiltà contadina; eppure tutto questo non gli bastava più, cedendo il posto ad una noia sottile.

Con l’avvento dei nostri tempi moderni, la rotta cambiò inesorabilmente, lasciando Mario Cianciotti con l’amaro in bocca, la cocente delusione in cuore e la voglia di saltare il fosso a piè pari, per passare all’altro campo, diverso e inesplorato, attraente ed irresistibile, dello spirituale nell’arte.

Il primo approccio con la nuova maniera in circolazione gli fu dato dalla visione dei pannelli del  gran Virù, che lo invogliò a lasciare ai fotografi il ritratto del mondo esterno, ad interpretare le proprie percezioni e ad avvicinarsi a Jackson Pollock e fu amore a prima vista.

Il passaggio dal figurativo all’informale fu immediato, repentino e perentorio per il rifiuto dei canoni academici, il distacco dalla realtà oggettiva e la voglia matta di liberare il subconscio dal residuo psichico, con un nuovo corso dinamico, una nuova cifra stilistica, un nuovo stile pittorico.

Da allora in poi, negli stupendi quadri di Mario Cianciotti, è l’action painting a farla da padrone, con ieratici gesti avvolgenti di poesia visiva, rotolanti volumi vibranti di luce, cangianti forme traboccanti d’amore, in segni svolazzanti, onde spumeggianti, centri concentrici ed immagini mediatiche, eteree, surreali.

Se l’emozione non ha voce, essa però si espande potente nell’afflato lirico di queste fantasie visive, piene di energica vitalità, di mistico trasporto e di guizzanti globuli rossi, in prismi poliedrici di vigore dinamico e cosmico.                                   

Prof. Gianni Latronico

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